Pagine

mercoledì 29 marzo 2017

Il 'top player' della settimana: oggi parliamo di Gossò Gnoukouri (2000)

Il 'top player' della settimana è Zate Wilfred Demoya Gnoukouri (foto: FcInter1908). Nato nel 2000 nel quartiere popolare di Adjame, Abidjan (Costa d'Avorio), 'Gossò' è il fratello di Assane Gnoukouri e protagonista al momento di una stagione degli Allievi Under 17 che dopo la vittoria nel derby giocato al Vismara, vede i ragazzi prossimi all'obiettivo stagionale: l'accesso alla fase finale del campionato.

La bella vittoria dei nostri 2000 sul campo del Milan, in una partita che potrebbe aprire definitivamente le porte di accesso alla fase finale del campionato giustifica l'eccezione: per questa volta i top player sono due e quasi per voler far contenti nazionalisti e 'fratelli del mondo' si tratta di un italiano e di un ivoriano.

--------------

Sono le 15.38 di domenica 26 marzo.

Sulle tribune del Vismara sto soffrendo (eh si, io soffro anche per le partite delle giovanili) a causa di un risultato che ci vede in svantaggio di una rete, senza che il gioco mostrato dalle due squadre e il computo delle occasioni da gol giustifichi quella situazione.

Improvvisamente però Gossò si abbassa a prender palla nella nostra metà campo, la porta avanti con una progressione e una serie di dribbling incredibili.

Arrivato al limite dell'area, si allarga verso destra e, dopo aver visto che non ci sono compagni in posizione migliore da servire, esplode un terrificante proiettile, impossibile da fermare per il pur bravo portiere del Milan.

La palla però va a sbattere violentemente sulla traversa.

In corsa arriva Gavioli e più lesto di tutti la ribadisce in rete.

A dimostrazione del fatto che anche nel calcio, qualche volta, c'è una giustizia, perché certamente fino a quel momento non meritavamo lo svantaggio.

Nel secondo tempo i nostri prenderanno decisamente le redini del gioco, raddoppieranno in apertura e condurranno in porto una vittoria importantissima.

Una vittoria di tutta la squadra, non c'è dubbio.

Voluta fortemente e ottenuta anche con il sacrificio e l'impegno di chi magari non si trovava nella giornata migliore.

Ma è anche vero che come spesso accade nel calcio una giocata individuale di particolare efficacia può determinare una svolta fondamentale, se non decisiva.

In questo caso poi la giocata di Gossò è stata una sola delle tante perle che hanno arricchito la sua prestazione.

Vediamo dunque di conoscere meglio questo giovane calciatore che tante speranze suscita in noi tifosi e non solo.

--------------

Siamo nell'anno 2000 nel quartiere popolare di Adjame, ad Abidjan, in Costa d'Avorio.

Qui la regola è una diffusa e opprimente povertà, come in tante zone dell'Africa e, ancora oggi, del mondo.

Tra le altre migliaia di famiglie, vive in condizioni di indigenza quella di Yves Demoya Gnoukouri e di sua moglie Julie Djedje Honki.

I coniugi Gnoukouri mantengono in condizioni difficili una famiglia già molto numerosa, perché hanno tre figli da far crescere: Miguel, Assane  e l'unica femmina, Christiana.

La famiglia però, nonostante le difficoltà finanziarie in cui versa, sta per ingrandirsi.

Di lì a poco infatti vedrà la luce Zate Wilfred Demoya Gnoukouri, per i compagni e i tifosi (di oggi) Gossò.

L'infanzia di Gossò non è delle più facili: accade spesso che nelle ore dei pasti la tavola non sia apparecchiata.

Più tardi Gossò dirà: ‘le condizioni economiche sono davvero difficili, lì. La vita è diversa da qua, molto più dura, tutta un’altra cosa. Devi essere forte. Ma ringrazio Dio perché adesso sto bene. Però continuo a pensare a chi è rimasto’.

Questa situazione dell’estrema difficoltà finanziaria in cui versa la famiglia del piccolo Gossò forse non è un puro fatto aneddotico, ma ci permetterà, credo, di comprendere meglio alcuni aspetti del suo modo di essere più profondo.

Tuttavia anche nell’indigenza una cosa è sempre nelle disponibilità del piccolo Gossò: una palla che si diverte a prendere a calci sin da quando muove i primi passi.

Anzi, la questione della palla provoca qualche simpatica discussione in famiglia, perché papà Yves quando può ne porta in regalo una al figlio, mentre mamma Julie non vede di buon occhio la cosa.

I genitori vogliono per lui un futuro migliore e pretendono che, una volta raggiunta l'età, Gossò frequenti la scuola.

E il piccolo esce regolarmente di casa con la borsa dei libri: solo che dentro c'è la palla e la scuola ha il piacere di ricevere le sue visite  ben di rado.

D’altra parte l’interesse per il pallone è forte in tutta la parte maschile famiglia

Uno dei fratelli maggiori, Assane, si prende cura dell'iniziazione del fratellino alle gioie del calcio, gli fornisce i primi insegnamenti e, quando Gossò raggiunge l'età giusta (otto anni), lo porta con sé a giocare partitelle su campi di fortuna, in squadrette improvvisate, dunque senza che i due vengano tesserati.

Questa almeno è la ‘vulgata’ generalmente conosciuta.

In realtà Assane ‘studia’ da calciatore nella Leader Foot Académie, una scuola calcio importante di Abidjan che effettivamente forma giocatori senza partecipare ai campionati e senza quindi provvedere al tesseramento presso la Federazione

In un certo senso questo sarà poi un vantaggio. Infatti quando i due fratelli verranno in Europa, non saranno considerati ‘provenienti da federazione estera’.

Un giorno i giovani Gnoukouri vengono notati da un procuratore italiano, Giovanni Damiano Drago, che si accorge subito del loro talento e li convince a sostenere un provino per l’Olympique Marsiglia.

Il provino ha successo, ma la squadra francese ha problemi con le pratiche per il tesseramento.

I fratelli Gnoukouri  raggiungono allora il padre, che nel frattempo aveva trovato lavoro come carrellista a Marano, in provincia di Vicenza.

Nel dicembre del 2013 Gossò viene tesserato dalla squadra locale, che milita nella Lega Dilettanti.

Dopo poche partite la notizia che nella cittadina veneta c’è un ragazzino molto interessante arriva agli osservatori dell’Inter e si muove il capo degli scout, Beppe Giavardi.

Il nostro dirigente viene subito convinto dalle prestazioni del ragazzino.

Ricordo che in quel periodo avevo visto un’amichevole dei giovanissimi regionali, con un attaccante in prova che mi era sembrato molto forte.

Incontrando Giavardi gli feci i complimenti per aver scovato quel giocatore e gli chiesi se lo avevamo bloccato.

Giavardi mi rispose (come fa sempre in questi casi) ‘ci stiamo lavorando’.

Qualche tempo dopo, incontrandolo di nuovo, gli chiesi se avesse chiuso l’affare. Mi rispose: ‘no, ma abbiamo preso uno molto più forte’.

E aveva ragione. Perché Gossò era certamente più forte del ragazzino da me visto in quel provino.

L’inserimento di Gossò nel Marano tuttavia non è stato facile. E’ lui stesso a raccontare che i tecnici della squadra erano inizialmente perplessi sul tesseramento, perché poco convinti delle sue capacità.

Fatto sta che dopo qualche tentennamento Gossò venne tesserato.

Nella prima partita, Gossò fu schierato centrocampista davanti alla difesa, il ruolo a cui era abituato.

“Perdevamo 1-0 - racconta il ragazzo - e allora chiesi al mister se poteva spostarmi da esterno alto: feci sette gol e un assist e la partita finì 8-1”.

Accorsero gli osservatori a vedere le sue partite e piovvero richieste da Milan Juventus, Torino, Parma, Atalanta, Monaco e naturalmente Inter.

Gossò scelse l’Inter “perché ho sempre sognato di giocare in questa squadra fantastica e unica”.

Per l’Inter, come detto, l’aveva visionato Beppe Giavardi che Gossò definisce “una persona d’oro. E’ persino andato in Costa d’Avorio per incontrare e conoscere mia madre”.

Il ragazzino arriva all’Inter quando aveva 14 anni e viene inserito nei giovanissimi nazionali.

Ricordo benissimo il suo esordio allo Scirea, ai primi di settembre.

Gossò si è subito mostrato come un ragazzino dalle grandi doti tecniche ma dal temperamento eccessivo.

Ricordo che dopo aver superato in dribbling un avversario si fermava con la palla tra i piedi e improvvisava balletti.

Dopo un gol la sua reazione era davvero incontenibile.

Gossò ha sempre avuto e ha ancora (anche se in modo diverso) un comportamento in campo sopra le righe.

Lo anima un vero e proprio raptus agonistico che lo induce a dare tutto, senza calcoli e senza sapersi gestire nell’arco della partita.

Esulta con un entusiasmo inconsueto, sprona se stesso e i compagni, si arrabbia per le decisioni arbitrali che non condivide.

Come vedremo questa miscela di impulsività e di voglia di affermarsi, legata anche al ricordo della realtà traumatica alla quale con il calcio vuole sfuggire, gli avrebbe creato nel tempo seri problemi.

Ma forse, oltre alle doti tecniche e atletiche, è stata anche il suo punto di forza.

Forse per capire ci si deve rifare ancora alle sue parole: “sono qua per un obiettivo che non mi fa dormire la notte, che mi bolle nel sangue e nelle vene. Diventare calciatore, per rendere felice la mia famiglia, ripagare con orgoglio i sacrifici che hanno fatto e per poter un giorno aiutare le persone che hanno bisogno, soprattutto in Africa”.

L’inserimento di Gossò non è stato facilissimo nonostante la vicinanza di Assane.

Ma il gruppo era composto da tanti giocatori nuovi e affiatamento e amalgama risultavano complicati.

Però, dice ancora Gossò “siamo riusciti a far gruppo a sacrificarci l’uno per l’altro: è stato difficile ma incredibilmente già il primo anno ce l’abbiamo fatta ed abbiamo conquistato lo scudetto di categoria. E’ stata un’emozione indescrivibile”.

L’anno dopo il ragazzo, con i compagni passa di categoria, giocando negli allievi regionali. Ma spesso viene  chiamato a giocare sotto età con gli allievi nazionali.

Chiaro che la carica e la tensione emotiva in quelle occasioni fosse enorme.

E una volta accadde che il suo temperamento lo tradì.

Fu durante una partita disputata a Montecchio Maggiore in provincia di Vicenza.

L’episodio è noto e non vale la pena di rivangarlo nei dettagli.

Gossò si rese responsabile di una reazione eccessiva a una decisione arbitrale avversa, ma nel suo comportamento non ci fu minaccia o violenza, come invece l’arbitro segnalò nel suo rapporto, poi smentito dalle stesse immagini televisive.

Sulla base del rapporto arbitrale subì una squalifica di 2 anni che avrebbe potuto rovinare la sua carriera.

La sua disperazione era totale.

Lo vedevo aggirarsi sconsolato per Interello, senza saper più sorridere a un futuro che improvvisamente gli era stato sottratto.

La vicinanza dei fratelli, della società  e dei compagni lo aiutò e uno squarcio di sereno ricomparve quando il ricorso presentato dai legali dell’Inter fu accolto e la punizione fu accorciata di oltre un anno.

Restava un periodo lunghissimo, nove mesi senza poter disputare neppure amichevoli ufficiali; ma ora Gossò poteva riprendere a lavorare per una prospettiva più concreta e realistica.

Così il ragazzo  descrive quello che ha vissuto:

“Non è stato facile, perché non ho mai pensato che avrei passato così tanto tempo  senza giocare.

Ero sconsolato, ma ringrazio la società perché mi ha difeso e mi ha dimostrato quanto ci tiene a me, facendo rincorso e standomi vicina. Sono felice di poter giocare adesso e cerco  di recuperare il tempo perso.

Ho imparato tanto da questa squalifica e so che in futuro qualsiasi episodio succederà dovrò saper gestire con senno la situazione, nel calcio e fuori dal campo.”

A dicembre del 2016 finalmente la ripresa e dopo poche gare il ragazzo dimostra che non aveva sprecato il tempo dell’interruzione.

Era sempre in grado di fare la differenza, fra i suoi coetanei e persino con i Berretti, nella cui squadra venne schierato in qualche occasione.

Poi qualche convocazione in Primavera, unico fra i 2000, e finalmente, al Torneo di Viareggio, durante il match vinto contro il Cagliari, avviene il debutto tanto atteso, per il quale ringrazia di cuore il mister.

Ora Gossò spera di esordire anche in campionato, anche se per la stagione in corso la sua concentrazione è tutta sul torneo degli Under 17.

Gossò è solito ricordare che sin dai tempi di Abidjan giocava spesso con ragazzi più grandi “quindi non ho pressione, ma lo trovo bello, perché salendo di livello  si impara tanto e l’intensità è diversa. E’ indispensabile esserci con la testa”.

Da quanto abbiamo detto sino ad ora sono abbastanza chiare le caratteristiche tecniche del ragazzo: velocità, fantasia, palleggio e tiro.

Credo che debba migliorare ancora soprattutto nel limare qualche eccesso di individualismo.

Per il resto utilizza di preferenza il piede destro, ma anche con il mancino ci sa fare.

Di sé dice: “penso di dover migliorare in tutto, perché per me non si finisce mai di imparare.

Mi piacciono sia il ruolo di esterno, sia quello di trequartista o seconda punta, ma l’importante è dare il massimo in qualunque  ruolo.

Si deve migliorare passo per passo, senza aver fretta, ogni cosa ha il suo tempo, io continuo a lavorare e pedalare.

In allenamento do sempre il massimo, sono concentratissimo, perché se voglio provare a realizzare il mio sogno e la mia ambizione, cioè diventare calciatore ai massimi livelli, so che la via è solo quella del lavoro e del sacrificio.

Per lo meno, io ci credo.”

Per completare la conoscenza di Gossò potrebbe essere utile conoscere alcune sue opinioni su temi calcistici e e qualche aspetto della sua vita, diciamo così, privata.

Cominciamo dall’aspetto più strettamente personale, pur se legato al calcio.

Non ho indagato per motivi di correttezza le sue opinioni sugli allenatori avuti all’Inter, ma solo sulla prima, sulle possibilità della squadra attuale, su alcuni avversari, per poi allargarmi ai giocatori e alle squadre per le quali ha una preferenza.

Gossò dichiara di avere un grande debito di riconoscenza anzitutto verso il fratello Assane, che gli ha insegnato tante cose nel calcio e nella vita...

Prima dell’Inter molto ha imparato a Abidjan dall’allenatore Traoré Hamed Mamadou e naturalmente dai tecnici avuti, sia pure per un tempo relativamente breve, a Marano.

Prodigo di utili consigli è anche il procuratore di Assane, l’italiano Fabrizio Ferrari che lo segue in attesa che il compimento della maggiore età di Gossò possa consentire di ufficializzare il rapporto di collaborazione.

Per quanto riguarda la squadra degli Under 17 Gossò la considera molto forte e crede che nulla sia precluso a questo gruppo… “se continuiamo su questa strada credo che possiamo farcela anche quest’anno, perché non è impossibile… dipende tutto da noi. Non siamo inferiori all’Atalanta, ci sono periodi in cui non tutto gira bene ma noi pensiamo a lavorare e per l’obiettivo finale cercheremo di essere pronti e di dimostrare che ce lo meritiamo”.

Sin da quando era in Africa, Gossò guardava tante partite del calcio europeo. Tifava per l’Inter (forse quella del triplete... ndr) e ammirava il modo di giocare del Barcellona (‘quando guardo il Barcellona e vedo correre la palla in quel modo, provo una grande emozione’).

Ancora oggi dichiara di guardare soprattutto Neymar che è il suo giocatore preferito e, potendo, il modello a cui ispirarsi.

Tra i giocatori (avversari) che ha avuto occasione di incontrare quelli che più lo hanno impressionato sono Rizzo Pinna dell’Atalanta, Gabriele Capanni, centrocampista del Milan 2000 e Kean della juve.

Tra i giovani dell’Inter (tralasciando sempre per motivi di correttezza i suoi coetanei) considera giocatori dal grande futuro Gravillon, Zinho, Bakayoko, Carraro e Pinamonti.

Ma, aggiunge, ci sono tanti altri talenti.

Infine per quello che riguarda la sua vita privata, dice che nel tempo libero ama restare in famiglia, soprattutto con i fratelli, sentire la musica e frequentare gli amici del pensionato con i quali ha più legato, anche se va d’accordo con tutti: Yacine El Kassah e Moussa Souare.

In conclusione Gossò dice di avere un carattere molto forte tempratosi proprio nelle avversità della vita che tanti altri ragazzi della sua età non hanno vissuto.

Ringrazia Dio, che “prego sempre perché per me viene prima di tutto”. Lo ringrazia anche per quelle esperienze dolorose dell’infanzia che non dimenticherà mai e il cui ricordo lo aiuta a crescere e a dare il massimo in tutto quello che fa.

Una mia considerazione finale, ovviamente discutibilissima: a volte ci si scaglia con parole forti contro l’arrivo di giovani calciatori dall’Africa.

Per me è un fenomeno che va regolamentato e consentito in condizioni di totale sicurezza per i ragazzi coinvolti e le loro famiglie.

Ma che non si può e non si deve bloccare, se non si vuole togliere a ragazzini capaci, coraggiosi e… affamati come Gossò, anche il diritto di sognare e provare a realizzare i propri sogni.

Luciano Da Vite

26 commenti:

  1. Onestà intellettuale, beneficio del dubbio, passione. E poi, pezzi come questo.... Beh Luciano...si è insegnanti per tutta la vita. E ti chiedi ancora cosa ci fai qui? Grazie.

    RispondiElimina
  2. L'episodio incriminato pero' avvenne a Montecchio Maggiore in provincia di Vicenza e non ad Arco e fu qualcosa di inaudito da parte dell'arbitro.... io c'ero e ve lo descrissi in diretta

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  4. Si, Flavor, ho confuso. Ogni tanto mi capita

    RispondiElimina
  5. Splendido racconto. Conplimenti Luciano

    RispondiElimina
  6. Molto positiva l'intervista di Percassi e il suo viaggio in Cina con Suning...
    Si intravede una grande partnership con uno dei vivai migliori d'Italia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Devo dire che Percassi è uno degli imprenditori italiani dalla mentalità più aperta. Il modello di gestione dell'Atalanta (che comunque ha una buona tradizione in generale, nel senso che si tratta di una realtà calcistica storicamente importante in ogni caso) che è molto positivo, non è una casualità, ma il frutto di scelte determinate compiute nel tempo e non mi riferisco solo alla gestione del settore giovanile, ma pure a scelte fatte per la prima squadra. La partnership con l'Atalanta, se rafforzata, è sicuramente un segnale molto più che positivo per quanto ci riguarda.

      Elimina
  7. Anche l'intervista di Icardi è stata molto positiva. Personalmente ho apprezzato molto. Ha parlato da capitano e in maniera positiva, al solito senza usare espressioni sopra le righe e in una giornata in cui, se vogliamo, avrebbe pure potuto benissimo sentirsi di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Bravo così.

    RispondiElimina

  8. Under 17 Inter Verona 4-0 (Adorante 3, Merola)
    Partita senza storia, dominata dai nostri con molti giocatori autori di un'altra prestazione super.
    Un paio di cambi iniziali, rispetto alla gara contro il Milan, per il principio del turn over visto il susseguirsi ravvicinato di incontri, tutti determinanti per il campionato, non hanno modificato il funzionamento della squadra perché semplicemente i 'sostituti' giocavano nella stessa posizione dei loro compagni impiegati contro il Milan.
    Poi, nel secondo tempo ampio turn over con l'impiego di tutti i giocatori schierati inizialmente in panchina.

    Sul match un sola notazione, più che altro di pura curiosità.
    Al 40' del primo tempo, sul risultato di 2-0 per noi una palla viene respinta dalla difesa scaligera all'esterno dell'area di rigore sul centro destra. Gavioli di prima intenzione la colpisce al volo, indirizzandola a rete con una conclusione fantastica. Dopo che Gavioli ha calciato e prima che la palla arrivi in porta si sente distintamente il fischio dell'arbitro che manda tutti negli spogliatoi.
    Niente di che, naturalmente, ma il dispiace per Gavio che un gol così non lo segnerà mai più e se lo vede vanificato

    RispondiElimina
  9. sintetiche pagelle

    Tintori: svolge al meglio il suo compito di osservatore della partita. Primo intervento (su un tiro senza pretese) nel finale

    Lunghi: spinge e difende sempre in modo positivo
    Bettella: sicuro, elegante, autorevole
    Rizzo: devono avergli detto che si gioca ancora cotro il Milan, così lui domina ed eè sempre concentratissimo
    Corrado: l'avversario non è bellnova e non gli crea problemi. bravo come sempre a spingere

    Gavioli: è in grande condizione. subisce un taglio in testa e gioca parecchi minuti con una vistosa fasciatura alla moda dei tempi eroici. Bravissimo
    Schirò: gioca da Schirò, questo è sufficiente a spiegare la sua prova.
    Visconti: sempre bravo e insidiosissimo. Un filo meno ispirato che contro il Milan

    Gossò: incontenibile e inarrestabile uomo squadra

    Pelle: coglie una gran traversa, è sfrotunato in qualche conclusione ma dimostra che su di lui si può contare
    Adorante: il Vieri de noantri segna un tripletta e va vicino ad altre marcature. grandissimo

    Grassini: entra nel secondo tempo e alla prima palla che tocca manda in gol Ado. Poi prosegue su quel livello
    Coltro: pochi minuti m per una prova di sicura affidabilità
    Soares: rischia un giallo per un fallo di reazione nervoso. da rivedere
    Esposito: qualcuno vicino a me diceva che in alcuni lanci ricorda...Pirlo
    Demirovic: qualche tocco di troppo per mettersi in evidenza. Poi un'imbucata da sogno manda in gol Merola
    Patacchini: entra e fa il suo. certo avrebbe necessità di mettere minuti nelle gambe
    Merola: in pochi minuti un gol con tiro grandioso a incrociare nell'angolo alto, alcuni assist e la consueta energica difesa della palla

    RispondiElimina
  10. STRAFELICE delle prestazioni del top player della settimana, che la vita gli riservi il meglio sia dentro che fuori dal campo.

    RispondiElimina
  11. Luciano se hai pronto un report settimanale sui giovani che vuoi pubblicare (oltre il secondo top player) tutto quello che riesci a mandarmi per domani, io lo preparo e lo faccio uscire in questi giorni. Se li preparo prima poi devo solo lanciare la pubblicazione e posso farlo anche da smartphone.

    RispondiElimina
  12. Bell'articolo, bel giocatore e bella storia. Non posso che a unirmi agli,auguri di Flavor

    RispondiElimina
  13. Andrea Agnelli non poteva trovare alleato migliore che Marcello Taglialatela (nessuna parentela con il mitico 'Batman', portiere del Napoli negli anni novanta) in questo momento. Questo personaggio è vergognoso, spero si prendano provvedimenti e si scelgano persone serie per andare fino in fondo alla faccenda.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Taglialatela è il classico senatore folkloristico, deprecabile istituzionalmente; peggio, a mio avviso, il sen. Esposito, che da appartenente alla commissione antimafia, violando il suo ruolo che lo vincolerebbe alla segretezza, va in determinate TV locali (ravezzani) a difendere, da tifoso juventino, agnelli e la juve. Solo che Esposito conta, nella politica italiana, molto più di taglialatela.

      Elimina
  14. Non penso di scrivere un post sulle giovanili. Al massimo pubblicherò qualche notizia in ordine sparso, dato anche il grande ritardo. In tarda serata invece ti manderà il post sul secondo top player

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho ricevuto il post Luciano. A questo punto in attesa del tuo ok, domani lancio il post sulle nazionali e venerdì questo qui sul secondo top player dopo la tua conferma.

      Elimina
  15. Buongiorno a tutti Voi. Complimenti per il bel post e per la ricchezza di contenuti di questo blog.

    RispondiElimina
  16. Allora, il post sul secondo top player sarà a questo punto online domani. Intanto ho pubblicato il post sui nazionali che hanno giocato il 28,03: http://fratellidelmondo.blogspot.it/2017/03/inter-nazionali-28032017.html

    RispondiElimina
  17. per il prossimo anno presi dal renate un portiere del 2000 cercato da molte società di serie A e un centrocampista del 2004

    RispondiElimina
  18. Grazie per il post, per le notizie e per la passione Luciano

    RispondiElimina
  19. se come penso Chrysostomus è stato portato da un procuratore che conosco spero di poter dare presto informazioni su di lui

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.