Sogni di Primavera (Parte seconda)

Luciano continua a raccontarci dei ragazzi della Primavera di Stefano Vecchi Campioni d'Italia 2016/2017. Il post di oggi è dedicato ai centrocampisti. Nella foto (Getty Images) il centrocampista nigeriano Awua Teophilus. Per lui 28 presenze stagionali e zero goal.

Parte seconda: il centrocampo.

Awua Theophilus  (28 presenze, zero gol)

Il centrocampista nigeriano, classe’98, 176 cm di altezza dichiarati (forse qualcuno in meno) è arrivato all’Inter nell’estate del ’16, dopo un percorso assai complesso.

Qualcuno ha sostenuto che arriva da Lagos, per ripetere le gesta di Obafemi Martins, quindici anni dopo (Martins che, ricordo, fruttò all’Inter una ricca plusvalenza utilizzata per l’acquisto di Ibra).

In realtà  Awua è nativo di Makurdi, un centro importante dell’interno del Paese, lontanissimo da Lagos.

Da lì venne prelevato dal Football College Abuja (FCA), centro di formazione, attivato nella città omonima dal presidente attuale dello Spezia Gabriele Volpi, che ha un enorme giro d’affari nel Paese.

L’FCA trasferisce poi i migliori giocatori, non tesserati per la federazione nigeriana, al Rijeka (Croazia) o alla Spezia.

Theo esordisce in Europa con il FCA al torneo di Rijeka e subito entusiasma, tra l’altro risulta il capocannoniere.

Poi si misura anche al Viareggio e in estate viene acquistato dallo Spezia.

Dopo due panchine in  coppa Italia con lo Spezia, il trasferimento all’Inter, che brucia sul tempo la Roma.

Il prestito vale 200 o 300 mila euro, secondo le fonti; il riscatto eventuale 1.8 o 2.0 milioni.

Awua si presenta alla grande nella Primavera interista.

Ricordo le prime prestazioni davvero fantastiche: tuttocampista dalla corsa e dall’intensità incredibile, fortissimo incontrista, ottimo anche nella giocata per i compagni.

Con due limiti: il tiro a rete e la statura non eccelsa.

Mi avessero chiesto un parere avrei detto di riscattarlo immediatamente.

Dopo la partenza sprint però il giovane centrocampista è un po’ calato (ovviamente non ne conosco i motivi).

Fatto si è che dalla 19° alla 25° giornata di campionato non ha quasi mai visto il campo.

Ed è stato escluso anche nella prima partita di finale contro il Chievo (ma qui la motivazione poteva essere risparmiarlo per i match decisivi).

Theo ha poi disputato alla grandissima le due finali contro Roma e Fiorentina, tanto che Marco Barzaghi, di Sky, ha pubblicamente sostenuto che andava riscattato a occhi chiusi, orientamento che invece si dice non sia condiviso in società.

In totale le sue presenze sono state 28, con nessun gol all’attivo.

Nel frattempo sembra che la Roma si sia dichiarata interessata a subentrare in caso di nostra rinuncia al diritto di riscatto.

Secondo Paolo Fusco, il ds sportivo uscente dello Spezia (in questi giorni è stato sostituito da Gianluca Andrissi, una vita col mondo Inter, che ha portato con sé Fabio Gallo, altro prodotto di Interello, come allenatore) Awua ricorderebbe De Rossi.

Paragone azzardato, se non altro per la diversa stazza atletica, anche se a vantaggio di Theo può esserci una superiore mobilità...

A breve si saprà qualcosa di definitivo, ma certo il suo contributo alla nostra vittoria è stato importante, tanto più se si considera che era al primo anno di militanza in un calcio molto diverso e difficile.

Marco Carraro (31 presenze, 3 gol)

Gli amici del blog conoscono tutto del centrocampista veneto, oltre che per averlo visto in molte partite, per averne letto in un mio recente post.

Qualche tempo fa un sito abbastanza conosciuto lo ha definito il nuovo Pirlo.

Vero che Marco ammira il regista ex juventino e vero anche che il nostro centrocampista è un seguace dei gobbi (anche se io spero che i recenti trionfi con la maglia nerazzurra, se non una resipiscenza morale, abbiano contribuito ad accrescere il suo senso di appartenenza), ma il paragone con Pirlo credo proprio che non regga.

Comunque non sto a ripercorre tutte le tappe della sua carriera: dico solo che nel primo anno e mezzo di militanza con i nostri colori (allievi nazionali e poi Berretti) Marco aveva fatto bene ma era rimasto un po’ al di sotto delle nostre aspettative (o almeno delle mie, che erano elevatissime).

Per la verità spesso aveva giocato in un ruolo, la mezz’ala, che non predilige, perché è un tipico play o comunque un centrale di un centro campo a due (o a 4, come si preferisce).

Per fortuna però i tecnici ci vedono lungo: ‘Carra’ era entrato in competizione con Antonini e poi anche con Piscopo, provato da Vecchi come centrocampista, davanti a sé aveva anche Zonta e il nuovo arrivato Awua.

Però lui ha convinto il mister: oggi Antonini, Piscopo e Zonta giocano altrove, mentre Awua è il suo compagno ideale appunto nel centrocampo a due.

Ideale perché tanto il nigeriano è piccolo, rapido mobilissimo, tanto ‘Carra’ è potente solido incontrista, preciso nel lancio lungo ed efficace nel tiro a rete.

Oggi Carra è il perno irrinunciabile del nostro centro campo.

I numeri confermano la sua crescita irresistibile: nelle prime 10 giornate di campionato 450 minuti giocati, con una media di 45 a partita; poi sempre presente per ’90 tranne due turni di riposo (o squalifica, non ricordo).

Sempre presente nelle gare ad eliminazione diretta in Coppa Italia e nelle tre gare, anch’esse a eliminazione diretta, della final eight, Carra ha scalato posizioni importanti nella gerarchia della squadra .

Alto 1.87, fisico possente, ambidestro con leggera preferenza per il mancino e ottime capacità di lettura del gioco, compensa in questo modo qualche carenza di agilità, fattore sul quale deve lavorare.

La sua stagione è da considerarsi dunque molto positiva e lo conferma il fatto che l’Inter certamente se anche dovesse mandarlo a giocare per limiti di età, lo terrà vincolato.

Proprio in questi giorni dovrebbe essersi tenuto l’incontro tra il suo procuratore, l’agente FIFA Fabrizio Ferrari (lo stesso che portò Essien al Milan e Ghoulam al Napoli) e la dirigenza interista per individuare, di comune accordo, il percorso più utile per completare la crescita del  ragazzo.

Le ultime notizie lo darebbero in prestito al Pescara nell'operazione Coulibaly.

Xian Emmers (25 presenze, 5 gol)

Stagione in grande crescendo per il centrocampista nativo di Lugano, ma di nazionalità belga.

Dopo un inizio incerto si è verificata infatti la sua progressiva affermazione fino a quella che si può considerare una vera e propria ’esplosione’ nel finale.

I dati lo confermano: nelle prime 19 partite di campionato Xian è stato presente nove volte per complessivi 300 minuti, poco più di 30’ a partita.

Nelle ultime sette è stato sempre presente, per complessivi 580’ (83’ a partita).

Anche nelle tre partite di finale sempre presente, a tempo pieno.

Ci sono diverse spiegazioni  per questo rapido processo di crescita.

Una è senza dubbio di tipo psicologico.

Xian in campo è un lottatore, uno che dà tutto con grinta e determinazione, ma fuori dal campo il carattere è un po’, come dire, ombroso.

Ha necessità di sentirsi importante di sentirsi al centro del progetto, altrimenti tende a demoralizzarsi.

Quando ha sentito crescere attorno a sé la stima e la considerazione di tutti, i miglioramenti sono stati rapidi.

Favoriti però, sempre a mio parere, dai cambiamenti tattici decisi da mister Vecchi.

Ripercorriamo allora brevemente la storia della carriera di Emmers, che inizia da bambino a calcare i campi verdi nell’KFC Hamont 99, la squadra della città di Hamont-Achela (proprio come il padre,  ex giocatore del Perugia e della nazionale belga) per poi trasferirsi al Genk , dove lo nota l’Inter.

Quando arriva da noi ha già 7 presenze nella selezione del suo Paese (oggi sono 16).

E’ alto 1.78, ha un fisico compatto, che gli consente accelerate importanti, utilizza entrambi i piedi, sa contrastare, ha grinta ed è un centrocampista spiccatamente offensivo che ama partire palla al piede e cercare così l’inserimento.

Negli allievi gioca 18 partite segnando 2 gol (notevole per importanza quello realizzato nel derby).

Secondo me è una mezz’ala e nel centrocampo a 2 (o a 4) non si trova del tutto a suo agio.

Va meglio nel centrocampo a 3 dove esiste un regista tessitore  di gioco e agli interni si chiede di contrastare, attaccare l’area avversaria e anche sovrapporsi in fascia (cosa che lui fa benissimo).

Comunque all’ inizio di questa stagione soffre un po’ la concorrenza di Zonta, Carraro, Awua.

La vera svolta, sempre a mio parere, avviene con una grande trovata di Vecchi: giocare con il 4231, approfittando della presenza di una prima punta (Pina) che fa reparto da solo e di una coppia di centrali (Carraro e Awua) perfettamente complementari.

Così Emmers viene schierato centrale nella linea a tre, con le spalle coperte e davanti un riferimento dai movimenti straordinari.

In quella posizione, Xian (il cui modello di riferimento è Iniesta) può portare il pressing alto sui difensori che cercano la ripartenza, senza sfiancarsi in rientri logoranti e nello stesso tempo può seguire il suo estro cercando smarcamenti e inserimenti centrali, in fascia destra o in fascia sinistra (come si è detto utilizza entrambi i piedi, con preferenza per il destro).

Il gol che segna alla Roma, in semifinale, è significativo in proposito.

Il miglioramento tecnico-tattico naturalmente va di pari passo con la crescita della fiducia, dell’autostima e della convinzione.

Così Xian Emmers è oggi un giocare determinante a questi livelli e con legittime ambizioni per una carriera davvero importante

Tommaso Putzolu (sette presenze, zero gol)

Poche comparizioni per il giovane (marzo ’99) centrocampista nato a Carate Brianza e arrivato all’Inter dal Monza nella stagione degli allievi nazionali (2015-16).

Sette presenze e tante convocazioni, perché Tommaso, messosi in luce con gli allievi e poi a inizio stagione con i Berretti (dove ha giocato diverse partite realizzando anche 3 gol) è stato subito ‘requisito’ da mister Vecchi come importante alternativa per un centrocampo non troppo folto.

Infatti  in pratica la Primavera può contare, oltre ai 3 titolari (Awua, Carraro più Emmers) la sua sola alternativa, oltre a quella di Danso che però ha caratteristiche più spiccatamente offensive e a Rivas, spesso utilizzato in fascia.

Le caratteristiche di Putzolu dal punto vista atletico e tecnico sono tipiche della mezz’ala.

Il fisico aitante (1.82) e la buona potenza di base gli consentono infatti di svolgere con profitto il doppio compito di interdizione e spinta.

Ha inoltre notevoli doti di corsa ritmo e sa destreggiarsi bene nei contrasti.

Il suo piede destro, piuttosto educato, gli consente di partecipare con efficacia alla costruzione della manovra con una buona visione di gioco e un ottimo senso della posizione.

Non disprezzabili, per potenza e precisione, anche le capacità balistiche.

Tommaso deve migliorare ulteriormente, ma potrà farlo con sicurezza nella prossima stagione, quando verrà chiamato a dimostrare di meritarsi un ruolo da titolare nella nuova formazione Primavera

Staphen Danso (19 presenze, zero gol)

Centrocampista ghanese, nato ad Accra nel ’98, viene tesserato dall’Inter il 1 ottobre 2016 come svincolato, dopo alcuni provini che hanno convinto i nostri responsabili.

Il suo mentore è stato l'allenatore italiano Stefano Merloni, di Cesena.

Merloni è un nome poco conosciuto in Italia, ma è un allenatore con tanta esperienza internazionale, maturata soprattutto in Africa tra Marocco e Ghana, e proprio ad Accra ha avuto la possibilità di apprezzare le doti in prospettiva di Stephan Danso.

Merloni, dopo aver chiarito di non essere il procuratore di Danso, ma quasi un un familiare, ‘un padre o un fratello’ sostiene che, godendo della fiducia del giocatore, gli  ha fatto un po’ da intermediario quando Danso dopo aver provato per l’Inter ha ottenuto dall’Inter un contratto sino al giugno 2019.

Per le sue caratteristiche tecniche e soprattutto atletiche, più che un centrocampista vero e proprio  Stephen sembra un attaccante che parte da lontano, sfruttando la sua progressione, consentitagli dalle lunghe leve (è alto un metro e ottantacinque).

Abbastanza valido in fase di contrasto e interdizione, proprio per le caratteristiche citate, e molto determinato agonisticamente, il giovane ghanese è soprattutto un istintivo, che può prodursi in singole buone giocate ma deve migliorare in quelli che si possono considerare gli aspetti razionali  della prestazione calcistica.

Numerose nel corso delle partite disputate con la nostra Primavera sono state le occasioni in cui, magari con una grande giocata, si è costruito ottime occasioni che poi ha sprecato appunto per precipitazione

La giocata effettuata verso il termine della finale con la Fiorentina per il campionato nazionale esemplifica benissimo questa situazione, con Danso che si smarca benissimo in ripartenza per raccogliere il suggerimento di Rivas, supera sulla corsa il suo controllore evita il portiere con un tocco morbido, poi tira con precipitazione colpendo solo l’esterno della rete a porta vuota.

Una situazione che con un po’ più di freddezza avrebbe potuto chiudere anzitempo la partita, evitando alla squadra (e ai tifosi) il patema finale.

Le prospettive del giocatore non sono chiare: essendo un ’98 non potrà giocare nella prossima stagione in Primavera.

D’altro canto ha molto ancora da imparare per imporsi a certi livelli nel calcio europeo, ma ha anche ottime qualità di base potrebbero pure, nel tempo, favorirne  una buona affermazione.

Del resto la Primavera è una stagione di  transizione  e di preparazione per eccellenza e tutti i giovani calciatori che completano il loro ciclo di formazione disputando questo campionato si accingono a dimostrare che, con gli ulteriori progressi indispensabili, potranno avere un futuro da professionista.

Luciano Da Vite