Una vittoria... al quadrato: Palermo - Inter 0 - 1

Joao Mario esulta dopo aver realizzato la rete che decide la partita contro il Palermo allo Stadio Renzo Barbera, l'ottava consecutiva ottenuta dalla squadra guidata dall'allenatore Stefano Pioli. Foto: Inter.it.

Non è stata una bella partita da parte dei nostri.

La vittoria, al netto della superiorità tecnica che nel passato non sempre ha pagato, sta nella ritrovata... quadratura, cioè nella compattezza, nella grinta e nel sacrificio di tutti (naturalmente, ognuno secondo le sue possibilità e caratteristiche)

Rispetto ad altre prestazioni recenti, la squadra mi è sembrata meno brillante.

Ma questo ci sta, considerando la partita infrasettimanale e il terreno davvero pesantissimo.

D'altra parte il terreno c'era anche per il Palermo e i rosanero sono apparsi un gruppo si vivacissimo agonisticamente (almeno finché ne hanno avuta...) ma anche davvero modesto tecnicamente, come suggeriva la loro posizione di classifica.

Inoltre  abbiamo detto anche troppe volte (e purtroppo sperimentato) che in Italia se non sei al top puoi perdere benissimo anche con l'ultima.

Sicuramente abbiamo fatto molta più fatica di quanto molti (soprattutto i faciloni) prevedessero.

In genere quando si verificano queste situazioni  si è soliti dire che vincere  quando non giochi bene è un buon segno: per far bene in campionato bisogna riuscire a prevalere anche in partite in cui si stenta.
Il rovescio della medaglia (o dell'interpretazione), il lato pessimista porta invece a temere che se si vince stentatamente contro una piccola vuol dire che ci sono nodi che prima o poi verranno al pettine.

I fautori di questa  seconda interpretazione portano ad esempio il girone d'andata dello scorso anno, ricco di vittorie e di punti ottenuti in modo stentatissimo a cui, quasi per un riequilibrio della sorte, ha fatto seguito un girone di ritorno nel quale  si sono pagate care le “magagne” nascoste per molto tempo.

Ma la realtà in questo caso sembra essere molto diversa e piuttosto tranquillizzante.

Prima di tutto perché  i risultati positivi ottenuti soffrendo  (come  questo,  quelli col Chievo o col Bologna in coppa) sono pochi.

In secondo luogo perché anche in queste situazioni nel complesso della gara non abbiamo mai subito la squadra avversaria come avveniva in passato.

Al massimo qualche folata, innescata da errori dei singoli o da posizioni da correggere nei piazzamenti.

Ma in TUTTE le partite la nostra supremazia, globalmente intesa, è stata abbastanza netta.

Contro il Palermo le cifre della nostra superiorità sono impietose.

Solo il possesso palla (il dato più inutile) è stato in equilibrio.

Per il resto 13 nostri tiri a 3; di cui 5 a 0 in porta,

12 occasioni da gol a 4,

4 assist a 0

12 corner a 7

19 falli subiti a 12,

1 ammonizione a 5 (oltre a quelle delle due espulsioni)

10 cross a 4.

Nel suo complesso la squadra ha corso meno (106 km a 112), ma ovviamente soprattutto dopo il vantaggio è normale badare a stringere gli spazi.

Un fattore lievemente a loro favore concerne le palle perse: 39 a 34.

Il dato in sé sarebbe irrilevante, ma diventa più degno di attenzione se si tiene conto del diverso livello tecnico: evidentemente in parte la nostra qualità è stata contenuta dalla maggior aggressività dei rosanero, almeno per un tempo.

La partita ha poi evidenziato numerosi elementi di novità, importanti e positivi, alcuni li abbiamo già citati in apertura, come la quadratura e l'equilibrio

Ma altri sono stati importanti e potrebbero pesare nel prosieguo del campionato:

-la squadra nonostante le tre partite in settimana e il terreno pesante, ha corso per 95. 

Certo, nella ripresa anche noi eravamo più stanchi, ma in rapporto alla fatica sopportata anche dagli avversari, siamo rimasti sempre competitivi.

Può sembrare una cosa da poco, ma forse è il segno di una condizione atletica migliorata. Nel senso che prima reggevamo il confronto con gli avversari al massimo per un tempo (il primo o più spesso il secondo, quando il loro ritmo calava), mentre ora non veniamo mai messi sotto.

Abbiamo giocato da squadra con sacrificio e convinzione di tutti. Questa non è una novità perché si verifica da qualche partita. Ma è la conferma di una “rivoluzione culturale” indispensabile per fare strada.

Poi c’è un elemento a cui forse non tutti hanno pensato: finalmente avevamo una panchina da Inter.

Quando sembrava necessario dare maggior spinta per cercare il risultato, o quando più tardi si doveva cambiare un giocatore particolarmente provato, o ancora difendere in inferiorità numerica, mister Pioli aveva diverse frecce al suo arco: Joao per Banega; Eder o Palacio o Barbosa per mettere un attaccante in più, Medel e Kondo per il centrocampo. Lo stesso Medel come alternativa ai difensori o per passare dietro a 3.

Tutti giocatori in questo momento affidabili.

Non a caso c’erano meno risorse sugli esterni bassi, perché immagino che nessun tifoso sarebbe stato felice di vedere Naga o Santon, anche se poi Davide non ha davvero demeritato.

Insomma, si comincia a delineare non solo la squadra, ma anche il gruppo di 17-18 titolari.

Spiace solo che Piero abbia escluso ulteriori arrivi: almeno un terzino forte sarebbe servito subito.

Dal punto di vista dello svolgimento del match, infatti, abbiamo subito qualcosa solo nei primi 10 minuti quando freschezza e aggressività dei rosanero consentiva loro di sfondare qualche volta, non a caso sulle fasce.

Pioli però ha richiamato le ali e gli interni a una copertura più assidua e i loro attaccanti sono stati neutralizzati. Fino all’ultimo disperato assalto finale.

Volendo essere perfezionisti, il problema principale è consistito nella difficoltà di sfondare, contro una difesa non eccelsa ma ben protetta.

I numeri ufficiali parlano di 12 occasioni da gol (4 sarebbero state sprecate da Icardi e 3 da Perisic).

Il concetto di occasioni da gol è variabile e secondo me le occasioni vere sono state meno numerose.

Però anche se fossero state 4 o 5, arrivare al 26’ della ripresa sullo 0-0 sembra confermare la nostra difficoltà di affrontare le difese chiuse (e infatti prima del gol, Pioli stava inserendo Eder per Ansaldi: difesa a 3, due ali e due punte centrali per non lasciare Icardi così isolato)

Il gol è venuto sull’ennesimo cross ma grazie a un insolito ed efficace inserimento di Joao nel vivo dell’area.

Con il 4231 giocato dagli uomini attuali è assolutamente necessario che Perisic stringa (ma serve un automatismo di spostamenti per la fascia che lascia scoperta), o, più probabilmente, che il trequartista e una delle mezze ali vadano “dentro” con maggiori capacità realizzative.

Joao ha i tempi ma deve migliorare nel tiro, Kondo nel tiro lascia molto a desiderare, Brozo sa tirare da fuori, ma è discontinuo, Banega non riesce a incidere come dovrebbe.

Si tratta di particolari, ma per migliorare ancora sono proprio le piccole lacune che richiedono maggior lavoro.

Sempre considerando che la coperta non può essere tirata troppo in avanti.

Comunque è innegabile, il fatto che pur tra difficoltà impreviste (o proprio per queste?) anche la trasferta a Palermo ha lanciato segnali positivi.

Per un campionato da vivere lottando dietro le prime tre e sperando nel successo di qualche improbabile “agguato”.

Le pagelle.

Handanovic: nessun intervento serio,  SV

D’Ambrosio: abbastanza attento in copertura, prova ad attaccare sulla fascia, con risultati alterni 6

Miranda: è tornato sui livelli importanti che gli competono. Sicuro nel contrasto (una sola volta gli “scappa” l’avversario) preciso nell’impostare. 6.5

Murillo: ancora una gara positiva, senza distrazioni o errori gravi. Nelle mischie finali è a suo agio. 6+

Ansaldi: lascia a desiderare nella lettura di alcune fasi difensive. Si propone con continuità, ma spesso con modesta efficacia 5.5

Brozovic: meglio nel primo tempo, quando pressa, spinge e cerca il tiro senza fortuna. Cala alla distanza e sbaglia troppi appoggi 6+

Gagliardini: altra prestazione positiva anche se non, a mio parere, all’altezza delle prime due. Comprensibilmente, perché si è sorbito tre presenze consecutive. Lui e Brozo, per le statistiche, sono quelli che hanno corso di più e, sempre secondo le statistiche, con Murillo è stato il più veloce nelle accelerazioni 6/7

Candreva: sbaglia qualche cross ma ha il merito di azzeccare quello decisivo. Può far meglio, ma in campo si sente. 6.5 (un quarto di punto in più per l’assist)

Banega: si sbatte, cerca di rendersi utile al collettivo, ma sbaglia troppo per le sue teoriche capacità. 5.5

Perisic: lavora tanto, ma alterna giocate importanti a errori e imprecisioni non da lui. Però…avercene. 6+

Icardi:  giocare da solo là davanti non è facile. A me comunque è piaciuto, per i movimenti, per qualche giocata importante, per la grinta. Non sempre si può tradurre in gol ogni iniziativa. Ma io preferisco sempre averlo con me che contro. 6.5

Joao Mario: deve partire lontano dalla porta, con spazio davanti per verticalizzare, cercare l’uno due o andare in progressione palla al piede. Controllo di palla in corsa e visione di gioco sono eccezionali. Se si mette anche a segnare…7

Kondogbia: solo un pezzo di partita, nel finale, ma quanto basta per confermare l’idea di un ottimo giocatore ritrovato. 6.5

Santon: pochi minuti ma cruciali. Non perde l’orientamento. SV

Pioli: ancora una volta ha avuto ragione lui. L’impressione è che, oltre tutto, legga molto bene le partite. Adesso… deve continuare. 7

Luciano Da Vite