I brillantini che risplendono sono i nostri: Inter - Swarovski Wattens 2-1

La prima amichevole ufficiale stagionale dell'Inter 2017/2018 si conclude con il risultato di 2-1. Nella foto il centravanti Andrea Pinamonti realizza la prima rete stagionale nerazzurra e il goal del vantaggio iniziale contro gli austriaci dello Swarovski Wattens.

L'amichevole di ieri (domenica, ndr) non può certamente rivestire il carattere di un test significativo, forse neppure indicativo, nel bene e nel male, come giustamente ha precisato Amstaf.

Dopo 2-3 giorni di lavoro le risposte individuali, anche solo a livello atletico, possono essere molto diverse da soggetto a soggetto.

Non parliamo poi degli esiti del lavoro tattico e di tecnica individuale in funzione del collettivo, che il mister intende impostare.

Ma soprattutto, se proviamo ad azzardare una possibile formazione titolare (15-16 giocatori più i portieri) che affronterà la parte vera della stagione, vediamo che in campo c'erano pochissimi di quei giocatori.

Immaginiamo una rosa con:

Handa (Padelli)
D'Ambro (Santon), Miranda, Skriniar (x), Dalbert (Ansaldi)
Gagliardini, Nainggo o chi per lui (Kondo)
Di Maria o Berardi (Candreva), Borja (Joao), Perisic
Icardi (Eder)

Sono, se non sbaglio,  19 giocatori dei quali, a parte i portieri, ieri in campo ne abbiamo visti due.

Chiaro che indicazioni ci siano comunque state, ma forse del tipo meno appariscente, meno valutabile dall'esterno.

Parlo di risposte, almeno a livello di intenzioni, fornite rispetto agli imput che il  mister ha incominciato a proporre.

Ma per noi tifosi, che veniamo da anni di frustrazioni o quanto meno di disillusioni, è evidente che ogni segnale di svolta, anche minimo, anche contingente e aleatorio, ha un grande significato.

La partita di ieri in questo senso qualche segnale ce l'ha mandato.

Partiamo dai giovani.

Piedi per terra, più che mai.

Eppure l'impressione è che questa carrellata di ragazzini all'esordio sia più competitiva rispetto a quelle viste nelle passate stagioni.

I giovani schierati contemporaneamente erano tanti e quindi tutti insieme non avrebbero potuto affrontare con successo un avversario di primo livello (che per altro non si incontra mai nelle  amichevoli iniziali).

Però era un avversario discreto e più rodato di noi.

Chiaro che per giocare nell'Inter bisogna essere competitivi, non contro lo Swarosvki, ma contro tutte le squadre della nostra serie A, che sono cosa diversa.

Però l'avversario, per i nostri giovani ancora in fase di crescita, rappresentava un test molto molto indicativo, un passo avanti rispetto agli ostacoli che avevano affrontato fino a questo step.

Voglio dire che se un giovane ha fatto bene sia pure in un’amichevole estiva, contro una squadra di professionisti, questo è sicuramente un dato incoraggiante.

Se ha fatto bene un veterano, è meglio che se avesse fatto male, certo, ma significa poco.

Parliamo allora dei giovani visti in campo.

A mio parere si conferma che due di questi giovani sono leggermente più pronti e, anche per le qualità individuali innate, salvo verifiche in test più impegnativi, sono da considerare davvero aggregabili al gruppo dei titolari.

Parlo di Pinamonti e Zinho, ovviamente.

Altri ragazzi hanno mostrato qualità tecniche inimmaginabili, per chi non li ha seguiti passo per passo nel processo di crescita (per esempio, Valietti lo hanno scoperto tutti in occasione della semifinale contro la Roma, Sala era certamente sconosciuto ai più) però hanno lasciato intuire che la crescita agonistica atletica e tattica è ancora, e ci mancherebbe, in evoluzione.

Qualcuno forse è stato leggermente al disotto delle aspettative più spinte, ma tutti hanno mostrato attitudini e qualità interessanti, da sviluppare.

Vediamo allora, sempre dal mio punto di vista di tifoso appassionato ma incompetente, qualche osservazione sulle singole prove dei ragazzini, non senza aver osservato che comunque nella formazione iniziale, Spalletti ha schierato dietro tre giocatori di esperienza e in mezzo l’unico centrocampista esperto disponibile.

I GIOVANI

Marco Sala: un primo tempo davvero stupefacente: con la palla nei piedi si districa in modo incredibile anche in spazi stretti. Poi ha il tempo giusto per avanzare e la capacità di dialogare con i compagni. Chiaro che deve mettere chili di muscoli senza perdere altre qualità. Ha fatto benissimo anche in fase difensiva, ma tra i professionisti incontrerà ‘animali’ di ben altro spessore atletico, oltre che tecnico.

Conforta il fatto che la superiorità fisica degli avversari non lo imbarazza minimamente.

Emmers: prestazione con luci (parecchie) ed ombre (poche). Ha sbagliato qualche controllo che avrebbe potuto innescare situazioni pericolose, ma è stato sempre attivo, grintoso anche rapido sul breve.

L’impressione è che non sia pronto per la rosa di prima squadra ma che possa fare una carriera importante

Rivas: da ala sinistra non mi ha mai convinto del tutto. Certo, avendo garra ritmo e fisicità sa aiutare e proporsi, ma davanti è troppo monotematico.

Cerca il fondo, poi finta a rientrare e tira a giro col destro sul palo lungo.

In una competizione vera non glielo farebbero mai fare, costringendolo verso l’esterno.

Molto positiva invece l’applicazione nel secondo tempo da terzino, ruolo ricoperto solo in un paio di occasioni passate.

Baldini: lui è un ’96, non proprio un giovanissimo. Ha caratteristiche di velocità dribbling e controllo della palla in corsa che potrebbero non dispiacere a Spalletti.

Non sempre però fa la giocata più razionale e fisicamente deve ancora irrobustirsi un po.’

Pinamonti: sorprende anche chi, come me, ne conosce le doti immense, ma riteneva dovesse fare ancora un po’ di apprendistato.

Invece giocando contro ‘adulti’ di discreto livello si è imposto alla grande.

Tanto lavoro efficace per la squadra, freddezza e tiro preciso.

Ottimo anche sui palloni alti in fase difensiva e offensiva. Se non si afferma lui, conviene smettere di seguire i settori giovanili

Valietti: vale il discorso fatto per Marchino.

Si è inserito alla grande, senza nessuna soggezione e ha partecipato in modo efficacissimo alla costruzione di azioni molto incisive, con giocate di alto livello.

Sta acquisendo personalità e convinzione, in contemporanea al rafforzamento muscolare.

Superato solo una volta da un taglio alle sue spalle, ma si deve ricordare che da tempo relativamente breve sta prendendo confidenza con il ruolo di esterno.

Inoltre la protezione assicurata dal centrocampo del secondo tempo non è stata ottimale

Zinho: sicuro elegante, determinate in alcune chiusure e nell’organizzare le ripartenze, senza disdegnare incursioni personali.

Sul secondo gol poi ha molti meriti e non dimentichiamo che è stato determinate sul piano offensivo anche nella semifinale e nella finale di campionato.

Deve solo dimostrare di potersela cavare con ‘animali’ di stazza e potenza superiori e contro attaccanti dotati uno scatto mortifero

Zaniolo: luci ed ombre nella sua prova, ma a differenza di tutti gli altri non conosceva nessuno dei compagni e in mezzo al campo questo è particolarmente importante. Ha mostrato comunque colpi e soprattutto grande personalità (a lui sono state affidate le punizioni e altri calci piazzati). Interessante e da rivedere fra un paio di mesi.

Danso: giocatore che mi lascia perplesso. Secondo me ha delle potenzialità enormi che al momento sfrutta al 30% per carenza di abitudine a un gioco corale ed organizzato.

Ho visto dei miglioramenti (per esempio nell’attitudine a far girare palla, ad ‘aprire il gioco’ senza tentare sempre la percussione individuale).

Essendo arrivato da pochi mesi e non essendo abituato a un calcio di livello, va considerato un apprendista con qualità

Odgaard: non conoscendolo, la sua presenza in campo è stata insufficiente per formulare un’impressione con un minimo di fondamento.

Ha mostrato sicuramente forza, potenza, qualche movimento interessante, ma anche per lui sarà necessario accordargli del tempo e valutarlo dopo il necessario ambientamento una serie di test più significativi

Rover: schierato a sorpresa un po’ fuori dalle zone di campo che copre abitualmente, ha confermato le sue doti di potenza, l’istinto del killer e l’efficacia sotto rete.

Il suo gioco è ancora un po’ troppo lineare e quindi prevedibile, ma ha tutto il tempo e le teoriche possibilità per diventare ancora più incisivo, anche a livelli di una certa importanza.

LA VECCHIA GUARDIA

Cominciamo dai migliori, che secondo me sono stati sicuramente Kondo, Ranocchia e anche Miranda.

Il discorso sui primi due in un certo senso può andare di pari passo.

Entrambi in campo hanno dimostrato di essere più giocatori (non migliori giocatori) della maggior parte dei compagni.

Spalletti è stato giustamente prodigo di elogi per la loro prova.

Tra l’altro l’incidente di cui si è reso malaugurato protagonista un tifoso durante l’allenamento (con i pesanti insulti rivolti al Rano) mostra ancora una volta che uno dei principali problemi di questa squadra è il tifo, spesso indecente.

Se non ti piacciono i nostri giocatori stai a casa, non fare centinaia di km solo per disturbare gli allenamenti.

Il tifo non è un’attenuante per la maleducazione, pianta da estirpare se si vuole crescere come complesso in senso lato.

Per fortuna Spalletti ha ripreso con durezza il responsabile, trovando il consenso dei presenti.

Ma purtroppo in rete si sono trovati interventi a sostegno di un comportamento inqualificabile: come se, ha detto qualcuno, l’allenamento fosse il luogo dello sfogo della frustrazione di qualche tifoso.

Tornando ai nostri, nel primo tempo con qualche uomo di peso in più abbiamo dominato la partita, non abbiamo subito nessuna iniziativa pericolosa e abbiamo sfiorato più volte il gol, oltre a segnarne uno.

Nel secondo la musica è un po’ cambiata abbiamo corso qualche pericolo in più, la loro iniziativa, sino a subire  il pareggio, prima di ‘trovare’ in certo qual modo il definitivo vantaggio

A me la prova del Rano è piaciuta, ma, come per Kondo persiste un dubbio che deve essere sciolto nelle amichevoli più importanti per non correre troppi rischi nelle competizioni ufficiali.

La mia idea è questa Rano e Kondo hnno mostrato che quando gli avversari sono di categoria solo discreta possono risultare dei veri dominatori della zona di competenza.

Ma la domanda è: si tratta di oro o di lustrini di… Swarovski?

Ovvero: Rano riuscirà a dominare o almeno a contenere avversari di ben altra potenza e di ben altro scatto?

E Kondo riuscirà a replicare il doppio lavoro riuscitogli così bene, contrastando e conquistando palla, per organizzare poi con una certa efficacia la ripartenza anche quando gli avversari saranno ben più forti, il pressing portato con vigore e sapienza tattica?

Basterà il possibile (auspicabile) ‘ricondizionamento’ provocato dalle lezioni spallettiane?

Credo che nessuno dei due partirà titolare ma se restassero potrebbe essere le prime alternative e in una stagione lunghissima anche queste devono dare sicurezza.

Il discorso vale un po’ anche per Miranda, autore di una discreta prova  ma in qualche modo supportato da un curriculum più convincente (in questo caso i dubbi sono legati solo a un possibile avvio, anche se lento,  di declino atletico).

Nessuna considerazione è possibile fare su Handanovic, mai impegnato e di cui si sa tutto; su Padelli che solo in un’occasione ha potuto dimostrare concentrazione e carattere.

Diverso il discorso sugli ultimi tre veterani (considero veterano anche Longo, perché ormai ha 25 anni).

Longo: ha dimostrato  quello che già si sapeva: spirito indomito, grandissimo lottatore, discrete qualità tecniche scarsa propensione al gol (anche se ho ancora negli occhi due prodezze – una al 90’ con cui ci regalò il titolo Primavera battendo il Milan in finale all’epoca di Strama-Bernazzani).

Ho sempre pensato che sarebbe stato un buon tornante. Come punta centrale, da quel poco che si può giudicare, mi sembra non abbia compiuto i progressi sperati.

Ma è giocatore.

Biabiany: abbastanza deludente.

Magari ha bisogno di più tempo per sprintare al massimo. Io ricordo solo una progressione vincente con cross che poi si è perso.

Credo proprio che la sua stagione con noi sia ai saluti.

Murillo: anche lui è giocatore e si vede la differenza con alcuni giovanotti anche molto più dotati di lui (e non mi sembra particolarmente difficile).

A sua parziale scusante il fatto di essere stato schierato in un ruolo che proprio non gli si addice.

Però, attenzione: con tre marcatori (e con un centrocampo più solido, forse) non abbiamo rischiato nulla e abbiamo creato di più.

Non sempre nel calcio le cose più belle sono anche le più efficaci.

Spalletti: per il momento merita sostegno e fiducia incondizionata. Deve lavorare molto e sembra in grado di farlo al meglio.

Luciano Da Vite