Domenica 12 febbraio. All'Enotria si affrontano i 2002 di Inter e Brescia.
E' una partita importante, perché i ragazzi di Mandelli comandano la classifica alla pari con l'Atalanta, mentre il Brescia all'andata ci aveva costretti al pareggio: una rarissima occasione in cui non abbiamo fatto nostra l'intera posta.
Dopo 28 minuti la partita è già decisa: 3 gol, un rigore sbagliato, due pali, almeno tre grandi parate di Filigheddu, il portiere bresciano.
Ma, soprattutto, un campionario di giocate da grande calcio.
Tutta la squadra si è espressa bene, ma nell'occasione tre uomini si sono distinti particolarmente: il capitano Pirola, il centrocampista Cester e l'attaccante Barazzetta.
La mia scelta ricade su quest'ultimo per le sue giocate decisive: un gol realizzato con un taglio intelligente a concludere centralmente l'azione di Oristanio; un assist per il gol dello stesso attaccante campano ('fantastica palla filtrante di Barazzetta che serve dall'altra parte del campo Oristanio' scriverà SeS).
E poi tutto un campionario di finte, dribbling, scatti, cross, scambi sullo stretto.
'Bara', pur essendo una punta esterna ha già segnato 10 gol, solo in campionato, e fornito ai compagni millanta assist.
Chi lo segue da tempo sa che con lui le giocate spettacolari sono sempre dietro l'angolo.
Dunque un riconoscimento certamente meritato, direi doveroso.
Ma chi è questo piccolo grande calciatore che si sta imponendo anche a livello nazionale (è di dicembre la convocazione nella rappresentativa di categoria)?
Alberto Barazzetta nasce a Carate Brianza il 29 gennaio 2002 ma trascorre la sua infanzia a Seveso, con la famiglia, costituita da papà Giorgio e da mamma Daniela, nonché dalle sorelle maggiori Jessica e Letizia.
Un ruolo importante però lo aveva anche il nonno Giuseppe, che seguiva tutte le sue partite, tanto che, aggiunge il ‘Bara': “Io giocavo per lui”.
Negli ultimi tempi è soprattutto papà Giorgio a seguirlo nella vita sportiva, mentre la mamma più raramente si vede sulle tribune.
Entrambi i genitori però partecipano con la stessa intensità alla sua formazione educativa.
E i risultati si vedono: Alberto è un ragazzino socievole, educato, che non va mai sopra le righe, pur avendo la vivacità propria dell’età.
Questa rigorosa formazione dà i suoi risultati anche in ambito scolastico.
‘Bara’ infatti frequenta con rendimento molto positivo il primo anno del Liceo Scientifico a indirizzo sportivo all’Istituto Paci di Seregno.
Conciliare scuola e attività calcistica è sicuramente un impegno importante, ma per il momento Alberto riesce a sostenerlo con successo grazie all’impegno e alla serietà.
L’interesse e la passione per il calcio nascono sin da piccolo nel ragazzino, che definisce la sua famiglia “quasi tutta interista” (e io non ho indagato sul significato di questo ‘quasi’).
Alberto si definisce un grandissimo appassionato del calcio, ma non ha una squadra del cuore.
Simpatizza ovviamente per l’Inter ed è contento quando la squadra esprime un buon calcio, indipendentemente dal fatto che vinca o perda.
Il calcio gli piace e lo appassiona, come detto, perché gli comunica emozioni fortissime.
Come quasi tutti i bambini, Alberto ha cominciato a giocare a calcio con i piccoli amici: addirittura nell’ultimo anno di asilo.
Naturalmente Alberto aspettava l’occasione giusta per entrare nel calcio organizzato, in una squadra che facesse attività di base.
L’occasione si è presentata presto: a sette anni infatti è riuscito a convincere i genitori consentirgli un provino per la squadra della sua cittadina (Base 96) e naturalmente è subito stato inserito nell’organico societario, dove è rimasto per un anno e mezzo, avviando la crescita calcistica sotto la guida di buoni istruttori.
Ben presto gli osservatori delle società professionistiche si sono accorti del suo talento e sono cominciate ad arrivare in famiglia le richieste.
In particolare era insistente la pressione di Inter, Milan e Monza.
Dopo un confronto con i genitori, la scelta è stata lasciata al ragazzo, che confessa la difficoltà provata nell’esercitarla.
Alla fine, contrariamente a quanto forse avrebbero fatto molti, la sua scelta è caduta sul Monza.
Alberto non si sentiva ancora pronto per affrontare realtà troppo impegnative e l’ambiente della società brianzola lo sentiva forse come più… casereccio.
A distanza di tempo ritiene che la scelta sia stata giusta.
Anche perché a Monzello ha potuto giovarsi del contributo formativo di un allenatore che non esita a definire fantastico (mister Sacco, attuale allenatore dei pulcini interisti).
In cinque anni e mezzo, a Monza Barazzetta è cresciuto sia dal punto di vista calcistico sia per quanto concerne il comportamento da tenere dentro e fuori dal campo.
Nell’estate del 2014 arriva la chiamata dell’Inter e ‘Bara’ decide che ormai ci sono le condizioni per iniziare quello che all’ex bimbetto della Brianza periferica era sembrato un salto troppo impegnativo.
A detta di Alberto, proprio mister Sacco, avendone valutate le qualità calcistiche e umane, ha avuto un ruolo importante nel trasferimento.
L’inserimento in un contesto nuovo e tanto diverso è sempre un po’ problematico, ma secondo Alberto in questo caso è stato facilitato dall’esperienza precedente e dal carattere socievole che egli stesso si riconosce.
Nell’Inter Barazzetta si è imposto rapidamente, giocando da seconda punta o più spesso da esterno.
In effetti si tratta di un giocatore brevilineo, di piede destro, in possesso, come dicevamo di tecnica, fantasia e soprattutto scatto.
Il ruolo di ala è anche quello che preferisce, perché ritiene gli consenta di esprimere al meglio le sue caratteristiche.
Peraltro Bara è convinto di dover migliorare nella fase difensiva e un po’ sul piano della convinzione.
Ama ripetere infatti le parole del suo mister attuale, Mandelli: “un giocatore è forte se è convinto di quello che fa”.
Non per questo si deve pensare che difetti di carattere e determinazione, perché se gli si chiede qual è il suo modello di giocatore risponde di voler assomigliare a se stesso, di voler essere Barazzetta.
Io direi che, fatte le debite proporzioni, si potrebbe paragonarlo ad Insigne, rispetto al quale è forse più lineare ed ordinato nel gioco.
Di sé dice anche di ritenersi un ragazzo generoso, educato, che riesce a capire da solo quando è il momento di scherzare e divertirsi e quando invece si deve lavorare duramente.
E’ anche ambizioso perché dichiara di avere un sogno (diventare calciatore ad alti livelli) e di essere intenzionato a fare di tutto per realizzarlo.
Nel tempo libero, oltre a stare con gli amici, gli piace seguire il grande calcio internazionale.
A proposito di amicizia, è forte il suo legame con quello che lui chiama “il mio capitano” cioè Lorenzo Pirola, forte centrale difensivo dell’Inter. Un rapporto che Barazzetta definisce quasi fraterno.
Proprio Lorenzo, insieme al difensore atalantino Simone Panada, altro compagno di nazionale e grande amico del Bara, è il giocatore che si sente di indicare come sicura promessa calcistica.
Ritiene infine che Messi sia il più forte calciatore in attività, mentre come allenatore pensa che Conte sia colui che ha dimostrato le proprie capacità in ogni situazione e con tutte le squadre.
Al momento non ha un procuratore, anche se è stato contattato da diversi operatori del settore, ma pure in questo ambito sostiene di cominciare ad avere idee chiare per il futuro
Alberto Barazzetta è davvero ancora un ragazzino e la strada da percorrere per affermarsi è lunga e piena di insidie.
Di questo lui è consapevole, ma sa anche, come è convinzione di chi lo conosce e lo segue da tempo, che possiede caratteristiche tecniche e caratteriali le quali costituiscono se non una sorta di “assicurazione”, perlomeno un patrimonio da giocarsi con modestia ma con fiducia.
Ad Alberto naturalmente va un grande in bocca al lupo da parte di tutti gli amici del blog, ma direi con certezza anche da parte di tutti i tifosi interisti.
Lo aspettiamo tutti a cimentarsi con successo in prove ancor più impegnative, nei prossimi anni, quando si deciderà il suo futuro calcistico
Luciano Da Vite
E' una partita importante, perché i ragazzi di Mandelli comandano la classifica alla pari con l'Atalanta, mentre il Brescia all'andata ci aveva costretti al pareggio: una rarissima occasione in cui non abbiamo fatto nostra l'intera posta.
Dopo 28 minuti la partita è già decisa: 3 gol, un rigore sbagliato, due pali, almeno tre grandi parate di Filigheddu, il portiere bresciano.
Ma, soprattutto, un campionario di giocate da grande calcio.
Tutta la squadra si è espressa bene, ma nell'occasione tre uomini si sono distinti particolarmente: il capitano Pirola, il centrocampista Cester e l'attaccante Barazzetta.
La mia scelta ricade su quest'ultimo per le sue giocate decisive: un gol realizzato con un taglio intelligente a concludere centralmente l'azione di Oristanio; un assist per il gol dello stesso attaccante campano ('fantastica palla filtrante di Barazzetta che serve dall'altra parte del campo Oristanio' scriverà SeS).
E poi tutto un campionario di finte, dribbling, scatti, cross, scambi sullo stretto.
'Bara', pur essendo una punta esterna ha già segnato 10 gol, solo in campionato, e fornito ai compagni millanta assist.
Chi lo segue da tempo sa che con lui le giocate spettacolari sono sempre dietro l'angolo.
Dunque un riconoscimento certamente meritato, direi doveroso.
Ma chi è questo piccolo grande calciatore che si sta imponendo anche a livello nazionale (è di dicembre la convocazione nella rappresentativa di categoria)?
Alberto Barazzetta nasce a Carate Brianza il 29 gennaio 2002 ma trascorre la sua infanzia a Seveso, con la famiglia, costituita da papà Giorgio e da mamma Daniela, nonché dalle sorelle maggiori Jessica e Letizia.
Un ruolo importante però lo aveva anche il nonno Giuseppe, che seguiva tutte le sue partite, tanto che, aggiunge il ‘Bara': “Io giocavo per lui”.
Negli ultimi tempi è soprattutto papà Giorgio a seguirlo nella vita sportiva, mentre la mamma più raramente si vede sulle tribune.
Entrambi i genitori però partecipano con la stessa intensità alla sua formazione educativa.
E i risultati si vedono: Alberto è un ragazzino socievole, educato, che non va mai sopra le righe, pur avendo la vivacità propria dell’età.
Questa rigorosa formazione dà i suoi risultati anche in ambito scolastico.
‘Bara’ infatti frequenta con rendimento molto positivo il primo anno del Liceo Scientifico a indirizzo sportivo all’Istituto Paci di Seregno.
Conciliare scuola e attività calcistica è sicuramente un impegno importante, ma per il momento Alberto riesce a sostenerlo con successo grazie all’impegno e alla serietà.
L’interesse e la passione per il calcio nascono sin da piccolo nel ragazzino, che definisce la sua famiglia “quasi tutta interista” (e io non ho indagato sul significato di questo ‘quasi’).
Alberto si definisce un grandissimo appassionato del calcio, ma non ha una squadra del cuore.
Simpatizza ovviamente per l’Inter ed è contento quando la squadra esprime un buon calcio, indipendentemente dal fatto che vinca o perda.
Il calcio gli piace e lo appassiona, come detto, perché gli comunica emozioni fortissime.
Come quasi tutti i bambini, Alberto ha cominciato a giocare a calcio con i piccoli amici: addirittura nell’ultimo anno di asilo.
Naturalmente Alberto aspettava l’occasione giusta per entrare nel calcio organizzato, in una squadra che facesse attività di base.
L’occasione si è presentata presto: a sette anni infatti è riuscito a convincere i genitori consentirgli un provino per la squadra della sua cittadina (Base 96) e naturalmente è subito stato inserito nell’organico societario, dove è rimasto per un anno e mezzo, avviando la crescita calcistica sotto la guida di buoni istruttori.
Ben presto gli osservatori delle società professionistiche si sono accorti del suo talento e sono cominciate ad arrivare in famiglia le richieste.
In particolare era insistente la pressione di Inter, Milan e Monza.
Dopo un confronto con i genitori, la scelta è stata lasciata al ragazzo, che confessa la difficoltà provata nell’esercitarla.
Alla fine, contrariamente a quanto forse avrebbero fatto molti, la sua scelta è caduta sul Monza.
Alberto non si sentiva ancora pronto per affrontare realtà troppo impegnative e l’ambiente della società brianzola lo sentiva forse come più… casereccio.
A distanza di tempo ritiene che la scelta sia stata giusta.
Anche perché a Monzello ha potuto giovarsi del contributo formativo di un allenatore che non esita a definire fantastico (mister Sacco, attuale allenatore dei pulcini interisti).
In cinque anni e mezzo, a Monza Barazzetta è cresciuto sia dal punto di vista calcistico sia per quanto concerne il comportamento da tenere dentro e fuori dal campo.
Nell’estate del 2014 arriva la chiamata dell’Inter e ‘Bara’ decide che ormai ci sono le condizioni per iniziare quello che all’ex bimbetto della Brianza periferica era sembrato un salto troppo impegnativo.
A detta di Alberto, proprio mister Sacco, avendone valutate le qualità calcistiche e umane, ha avuto un ruolo importante nel trasferimento.
L’inserimento in un contesto nuovo e tanto diverso è sempre un po’ problematico, ma secondo Alberto in questo caso è stato facilitato dall’esperienza precedente e dal carattere socievole che egli stesso si riconosce.
Nell’Inter Barazzetta si è imposto rapidamente, giocando da seconda punta o più spesso da esterno.
In effetti si tratta di un giocatore brevilineo, di piede destro, in possesso, come dicevamo di tecnica, fantasia e soprattutto scatto.
Il ruolo di ala è anche quello che preferisce, perché ritiene gli consenta di esprimere al meglio le sue caratteristiche.
Peraltro Bara è convinto di dover migliorare nella fase difensiva e un po’ sul piano della convinzione.
Ama ripetere infatti le parole del suo mister attuale, Mandelli: “un giocatore è forte se è convinto di quello che fa”.
Non per questo si deve pensare che difetti di carattere e determinazione, perché se gli si chiede qual è il suo modello di giocatore risponde di voler assomigliare a se stesso, di voler essere Barazzetta.
Io direi che, fatte le debite proporzioni, si potrebbe paragonarlo ad Insigne, rispetto al quale è forse più lineare ed ordinato nel gioco.
Di sé dice anche di ritenersi un ragazzo generoso, educato, che riesce a capire da solo quando è il momento di scherzare e divertirsi e quando invece si deve lavorare duramente.
E’ anche ambizioso perché dichiara di avere un sogno (diventare calciatore ad alti livelli) e di essere intenzionato a fare di tutto per realizzarlo.
Nel tempo libero, oltre a stare con gli amici, gli piace seguire il grande calcio internazionale.
A proposito di amicizia, è forte il suo legame con quello che lui chiama “il mio capitano” cioè Lorenzo Pirola, forte centrale difensivo dell’Inter. Un rapporto che Barazzetta definisce quasi fraterno.
Proprio Lorenzo, insieme al difensore atalantino Simone Panada, altro compagno di nazionale e grande amico del Bara, è il giocatore che si sente di indicare come sicura promessa calcistica.
Ritiene infine che Messi sia il più forte calciatore in attività, mentre come allenatore pensa che Conte sia colui che ha dimostrato le proprie capacità in ogni situazione e con tutte le squadre.
Al momento non ha un procuratore, anche se è stato contattato da diversi operatori del settore, ma pure in questo ambito sostiene di cominciare ad avere idee chiare per il futuro
Alberto Barazzetta è davvero ancora un ragazzino e la strada da percorrere per affermarsi è lunga e piena di insidie.
Di questo lui è consapevole, ma sa anche, come è convinzione di chi lo conosce e lo segue da tempo, che possiede caratteristiche tecniche e caratteriali le quali costituiscono se non una sorta di “assicurazione”, perlomeno un patrimonio da giocarsi con modestia ma con fiducia.
Ad Alberto naturalmente va un grande in bocca al lupo da parte di tutti gli amici del blog, ma direi con certezza anche da parte di tutti i tifosi interisti.
Lo aspettiamo tutti a cimentarsi con successo in prove ancor più impegnative, nei prossimi anni, quando si deciderà il suo futuro calcistico
Luciano Da Vite
Su Conte la penso come Luciano. Se diventasse il nostro allenatore, avrei diciamo almeno qualche difficoltà.
RispondiEliminaRagazzo veramente giovanissimo questa volta. Proprio ieri tra l'altro parlavamo della Nazionale Under 15. A questo giro Bara non era tra i convocati, mentre non so se abbiano giocato, ma figuravano sia Pirola che proprio Panada dell'Atalanta. Nominati da Luciano all'interno del post.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaProvvedo subito Luciano.
EliminaFatto.
EliminaLuciano, se per te non ci sono problemi, domani pubblicherei un mio post puramente 'statistico' per quello che riguarda l'approdo in Serie A dei giovani provenienti dai diversi settori giovanili. Una cosa nata per puro interesse nel considerare alcuni commenti nei giorni scorsi e che alla fine (anche sfruttando una influenza che mi ha tenuto a letto in questi giorni) ho sviluppato in un post con quelle che sono alcune mie considerazioni finali, ma che comunque può costituire una base di riflessione e di discussione sull'argomento.
Poi ovviamente spazio alle partite del fine settimana. Mi pare che la gara contro il Bologna sia prevista alle ore dodici e trenta. Orario che mi è storicamente 'indigesto', ma tant'è.
Per dovere di cronaca, la foto del post risale ovviamente alla ultima edizione del torneo, disputata tra maggio e giugno dello scorso anno.
RispondiEliminascusate se vado off topic, sono rimasto davvero impressionato dalla partita di diawara ieri sera. Muscoli, testa, tecnica. Sembra che giochi un calcio banale ma per me non è così, ha dei tempi di gioco perfetti e sembra capire il gioco meglio degli altri. A mio parere migliore in campo per distacco. Se quello di ieri sera é lo standard, questo sarà tra i cc centrali più forti del decennio.
RispondiEliminaSegue il link per chi è interessato.
https://youtu.be/R7gvvw90-qY
Marco con me sfondi una porta aperta. Nel blog più volte ho ribadito la forza fisica, la personalità, l'intelligenza tattica nel cucire il gioco e farsi trovare al posto giusto e la grande capacità in interdizione di questo ragazzo. Su lui e zielinski scommetto ad occhi chiusi
EliminaL'unica cosa che mi chiedo è : perché avendocelo in pugno ladroni lo hanno lasciato al Napoli? Un Po come successo con kessie. O diawara ha problemi comportamentali o giuntoli è davvero fortissimo
EliminaSono comunque costati 15 milioni a testa. Nel senso che comunque il Napoli ha investito molto sui due giocatori. Fermo restando la loro bravura. Ci mancherebbe.
EliminaCambierenste Diawara per Gagliardini?... Io no
RispondiEliminaNon scherziamo. Mi sbilancio: non cambierei gagliardini con nessun giocatore al mondo in questo mondo... Ok. Magari Neymar o G. Jesus.
EliminaVerratti? Sanches? Dai...non esageriamo...
EliminaGiocatori che vorrei in squadra, ma con Gagliardini. Parliamo sempre bene dei calciatori degli altri, ora che abbiamo un ragazzo che sembrerebbe avere veramente grandi numeri be', non lo scambierei francamente. Se devo farlo in cambio voglio il top.
EliminaDiawara al posto di Gagliardini non lo farei, ma insieme sarebbero perfetti.
RispondiEliminaAl posto di Kondo.
Non saprei, dipende dai margini di miglioramento di entrambi i giocatori che non conosco. Da profano, considerando la differenza di età, diawara potrebbe crescere di più ma troppo fattori non si conoscono. Intanto Semedo al bayern per 45 milioni sembra. Quando torneremo in Champions, i giocatori di prima fascia dovranno essere presi con anticipo
RispondiEliminaPiuttosto cambierei fin da subito Ausilio con Giuntoli, la cui competenza mi pare sia top e a parte la vicenda orsolini ha preso tutti gli obiettivi primari lo scorso mercato. Parla zero pubblicamente ma ha molte interessanti relazioni calcistiche; inoltre mi pare assai veloce nelle trattative. Lo considero migliore anche di Sartori un altro papabile. E a dire il vero anche quello della Sampdoria mi sembra di categoria superiore rispetto al buon Ausilio.
EliminaIo penso che nel Napoli alla fine decida tutto De Laurentiis. One man show e unico centro attorno a cui ruota tutto. Del resto il napoli cambia direttori sportivi, allenatori, giocatori, ma sta sempre lì. Anzi forse stavolta ha qualcosa da recriminare che gli hanno fatto prendere quattro cinque giocatori pagati molto e che non giocano mai. Ha un po' ragione quando dice di volere di più. Sono anni che arriva secondo o terzo. Benitez ora Sarri. Ma nessuno dei due ha fatto meglio di Mazzarri finora.
EliminaNon so. Non giudico negativamente Giuntoli comunque, ma non cambierei Ausilio che comunque ha lavorato con una società che finora per motivi di budget lo ha costretto a vendere addirittura Bonazzoli per poter fare mercato.
Secondo me Piero è bravo e una persona per bene. Sul mercato gli erano stati chiesti Candreva e Gagliardini e li ha presi entrambi. Per il resto credo che magari sarebbe ora per me di scrivere quel post sulla intervista di Mancini per parlare anche di questo. Magari settimana prossima.
Diawara mi ricorda thiago Motta.
RispondiEliminaIo ribadisco: nell'Inter dei miei sogni non c'è posto né per Diawara né per altri centrocampisti del Napoli (eccetto hamsik forse) se non come riserve.
RispondiEliminaInvece ci stanno Nainggo, Verratti, Sanchez, Berardi Bernardeschi ecc
Ho ancora qualche dubbio su berardi e bernardeschi...
EliminaAd oggi sono meglio di perisic?
No.
RispondiEliminaVi ricordate Kehrer? Mi pare di averlo visto giocare in prima squadra oggi in EL con lo Schalke
RispondiEliminaPinamonti convocato con l'under 19.
RispondiEliminase diamo verratti per irraggiungibile e vogliamo lo stesso un regista forte forte ci sono weigl e dahoud in giro. entrambi sembrano fortissimi. il primo magarii un po' compassato, il secondo un po' leggerino, ma ottimi entrambi.
RispondiEliminaHo pubblicato un mio post per lo più statistico riguardante i calciatori del settore giovanile nerazzurro e non solo che arrivano ad affermarsi in serie a. Sono dati che vanno presi per quello che sono e considerando che si tratta di una analisi statistica che non vuole essere 'scienza', ma solo uno spunto di riflessione e discussione.
RispondiElimina